martedì 24 settembre 2013

OM NAMAH SHIVAYA! THANK YOU!

poi inginocchiarsi con umilta' ai piedi del Divino..

sapete...c'e' una cosa che non si puo' ne' comprare ne' vendere...ed e'..

L'ILLUMINAZIONE...

OM NAMAH SHIVAYA!
THANK YOU!
Che tipo di ricercatore sono? Che tipo di ricercatore sei?

..."...I grandi eroi delle grotte himalayane, dei monasteri tibetani, delle foreste dell’India… a loro erano rivolti determinati Insegnamenti inerenti al Cammino verso l’Illuminazione.
Oggi sento ancora parlare di percorsi che “condurrebbero” al samdhi (all’estasi divina), di tecniche divinatorie per liberarsi dalle energie negative (senza nemmeno sapere cosa i nostri Antenati Illuminati intendessero con quel termine) di audaci iniziazioni per la conquista del Sé Interiore.
Non ci siamo mai chiesti se certi Insegnamenti presi dai libri o dalle bocche dei Maestri che furono, non fossero indirizzati a coloro che avevano già superato tutta una serie di “esami” che li qualificavano per poter ulteriormente progredire e perseguire le vette più sublimi?
Oggi un Maestro Spirituale non può promettere nulla del genere. In primo luogo perché la maggior parte dei Guru, quelle vette non le ha raggiunte, in secondo luogo perché gli eroi di un tempo, disposti ad abbandonare tutto per seguire il samadhi, non esistono quasi più.
Erano eroi, quei ricercatori, che avevano già superato il desiderio di coccole ed attenzioni da parte del Maestro, poiché già in famiglia avevano ricevute tutte le attenzioni necessarie, ed ora si apprestavano a donare completamente se stessi anziché ricercare appagamenti fugaci dal mondo esterno.
Che tipo di ricercatore sono?
Prima di intraprendere un qualsiasi percorso “verso l’Illuminazione” devo essere spietatamente sincero con me stesso e guardare in faccia alla realtà con coraggio.
Mi guardo intorno.
Mi guardo dentro.
Fuori vedo Maestri che urlano e proclamano a gran voce di esserlo, e che si offendono se vengono rifiutati o non ascoltati.
Può un disabile emotivo condurci alla liberazione… all’Illuminazione?
Ricevo email di spamming tutti i giorni da presunti maestri yoga a caccia di clienti… non per condividere una riflessione… un pensiero … ma solo per pubblicizzare corsi, seminari tutti volti all’Amore e all’Illuminazione.
Chiedo loro di cancellarmi dalla loro mailing list, semplicemente perché non interessato, nulla di personale contro, e si offendono come bambini.
Disabili emotivi che vogliono insegnare Yoga (Unione)… ma che sono uomini in due pezzi… loro stessi divisi in due … in cui il senso di IO-MIO è ancora molto forte.
E che dire di me in quanto discepolo?
Se il Maestro non mi guarda, non mi pone attenzione, non mi fa un complimento, non mi rassicura, non mi conforta… mi sento come abbandonato… come se ancora avessi bisogno del mio biberon…
Eppure voglio l’Illuminazione… e parlo di Samadhi ….
Gli eroi delle grotte himalayane avevano già superato l’infantilismo emotivo.
Determinati Insegnamenti erano perfettamente adatti alle loro qualità, alle loro doti e si sposavano perfettamente con le loro possibilità.
Oggi il Maestro è chiamato a compiere un ruolo che in passato non era affatto contemplato.
Deve prima fare da mamma, da papà, da psicologo, da prete confessore… se non addirittura in certi casi da baby-sitter…
E di chi è la colpa di tutto questo?
Sempre meno attenzioni ai figli…
Nessuna educazione emotiva…
I mass-media propongono emozioni e bisogni a non finire e i figli vengono lasciati a se stessi senza nessun apprendimento a saper gestire l’emotività.
In tal modo crescono incapaci di affrontare positivamente le emozioni eccessive sia in senso positivo che in negativo.
Ci si stupisce dei tanti adolescenti che fanno uso di droghe e superalcolici.
La società in cui viviamo non mette i genitori nella condizione di seguire i figli con la massima attenzione.
Non possiamo farne una colpa ai genitori, questo no, ma dobbiamo prendere atto che l’alta velocità su tutto impedisce una seria educazione, una costante presenza nei primi anni della vita di un figlio e, ricordiamolo, i primi anni sono proprio quelli in cui si mettono le basi per la partita della vita.
Nell’infanzia si gioca la partita più importante, e se i figli non vengono educati ad essere padroni delle proprie emozioni e dei propri bisogni, cresceranno con l’assoluta incapacità della rinuncia e del sacrificio.
Sempre tesi a soddisfare qualsiasi necessità o ad appagare ogni forma di emotività, non matureranno mai e si vedranno cadere deboli e indifesi nelle reti delle aspettative, frignando come vitelli anche in età adulta.
E infatti cosa vediamo?
Basta un nulla… al guru di turno …per sentirsi offeso…
Per nulla allenato a gestire permalosità, invidia, gelosie, nonostante lo stato avanzato dell’età, lo vedremo piagnucolare se i suoi “scolaretti” non faranno quello che decide lui.
E il discepolo ricercatore, anche lui ormai trentenne, quarantenne, e anche di più, cercherà quelle coccole emotive a cui è sempre stato abituato, o che invece non ha mai ricevuto nella giuste dose, senza ancora comprendere che il periodo del “prendere e del ricevere” è finito… e che bisogna iniziare a dare.
Un infermo di gambe lo si riconosce al volo.
E’ altrettanto facile riconoscere anche il guru-infante.
Un disabile emotivo che cerca di sentirsi importante ricercando improbabili protezioni presso spiriti guida, defunti, tarocchi, talismani e tante altre “bagattelle da collezione spirituale” (così le chiamano i Maestri Sufi) di quale samadhi vorrà mai parlarci? Di quale Illuminazione? Di quale Sé Interiore?
E’ mai possibile andare all’Università senza prima aver praticato in tutte le altre scuole necessarie per accedere al salto finale?
Un disabile emotivo che pretende di donare iniziazioni da Illuminazione o di raggiungere lui stesso lo stato di Imperturbabilità per mezzo di qualche “tecnica meditativa sopraffina” sta soltanto ingannando se stesso e gli altri.
Sarebbe come pretendere di diventare avvocato o architetto senza essere mai andati nemmeno alle elementari.
Gli eroi di un tempo potevano accedere agli Insegnamenti dei grandi perché l’aspetto dell’infantilismo emotivo lo avevano già superato nelle loro famiglie di origine, o presso i monasteri, entrando a farne parte in giovanissima età.
Un grande risultato, oggi, sarebbe quello, in campo spirituale, di imparare almeno a gestire emozioni sovversive e distruttive, come la rabbia, la gelosia, l’invidia, il rancore, l’ossessivo bisogno di coccole ed attenzioni.
Solo dopo aver superato tutto questo… iniziamo a parlare di Illuminazione… o di Sé Interiore …. O di Samadhi…
Prima… se siamo onesti con noi stessi… non ha nessun senso parlare delle mète sublimi mistiche… se non per passare il tempo ammirando e contemplando lo stato Illuminato degli Eroi… uomini di un solo pezzo. .."...
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