venerdì 6 settembre 2013

I 7 SPECCHI ESENI

I 7 SPECCHI ESSENI

3 settembre 2013 alle ore 13.34


Gli altri sono specchi.. Ognuno ha una sua verità, ognuno una strada da percorrere e un suo "mondo" da decifrare, ecco perché quando stiamo comunicando le nostre verità a un'altra persona, in realtà stiamo parlando a noi stessi.
Questo è un concetto che dobbiamo applicare da subito quotidianamente se vogliamo uscire dalle sofferenze. Se si sbatte continuamente la testa invece di aprirla, si continua inevitabilmente a farsi del male. La via più semplice per l'equilibrio e l'armonia interiore è la semplificazione, l'accettazione e il rispetto degli altri, visti come simboli, segnali, doni per cui ringraziare. In un meccanismo di vita che è perfetto, quello che io vedo come evento o rapporto "imperfetto" mi indica dove non riesco ad armonizzarmi. Ogni scontro nasconde sempre un'occasione di osservazione e quindi crescita.

Quale miglior modo abbiamo di decifrare il segnale che una persona ci mostra, entrando nella nostra vita? Specchiandoci in lei. Quando ci osserviamo in uno specchio, siamo in grado di capire se e quanto ci giudichiamo? L'immagine riflessa rimanda esattamente ciò che siamo, come vibriamo, ed è la nostra percezione a creare la nostra realtà. Questi concetti erano già chiari in tempi antichi, ma molto del materiale e della conoscenza che indicavano le strade per un percorso interiore, è andato perduto, o peggio, dimenticato. Una storia ci racconta di una scuola iniziatica, quella degli Esseni, i quali adottavano come tecnica di sviluppo dell'auto-conoscenza quella dei sette specchi. Alcune leggende raccontano che lo stesso Gesù potesse essere un esseno. I romani nel 68 d.c. distrussero la popolazione ma non le loro biblioteche, che sono giunte fino a noi oggi. I manoscritti da cui prendiamo spunto per osservare la chiave dei rapporti umani secondo questa teoria dei sette specchi esseni, sono stati portati alla nostra conoscenza e analizzati da Gregg Braden, (https://www.facebook.com/GreggBraden) ricercatore, autore di numerosi best seller, progettista esperto di sistemi informatici, geologo e molto altro.
Faremo un rapido riassunto di questi specchi che possono essere approfonditi con link sulla rete ma soprattutto nelle nostre vite quotidiane. Questo lavoro su noi stessi svilupperà da subito l'osservazione del giudizio, analizzato come una piccola separazione dal resto e ci indicherà dove ci stiamo allontanando, dividendoci da un tutto che in realtà non ci tiene mai divisi.


"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare"
(Jiddu Krisnamurti)
(Jiddu Krisnamurti)

Gli specchi ci parlano anche del percorso a ostacoli che è la vita, ci indicano come interpretare simbolicamente i rapporti e come il mondo esterno possa improvvisamente diventare una grande enciclopedia da consultare; offrono preziose indicazioni sull'importanza della figura dei genitori, del coraggio di affrontarsi, della via verso la spiritualità intesa come nostra parte da recitare in pace e armonia nella grande opera della perfezione. Sono un percorso splendido, unico e completo.


Analizziamoli:

Il primo specchio esseno dei rapporti recita così:
"Il primo specchio esseno, è quello della nostra presenza nel momento presente."
Questo specchio ci indica l'importanza della consapevolezza di essere vivi: avere un corpo, un cuore che batte e un respiro.
Questo introduce al lavoro interiore. Per la prima volta, infatti, iniziamo a portare attenzione al nostro ritmo vitale. Attraverso esercizi di presenza specifici saremo in grado di prendere sempre più coscienza del mondo esterno come un'impressione interna.

Considerando gli specchi esseni un vero e proprio percorso, questa prima tappa di ascolto e conoscenza del nostro corpo, è essenziale per svolgere il lavoro con i successivi.

Il secondo specchio esseno dei rapporti recita così:
"Il secondo specchio esseno, dei rapporti umani, ha una qualità simile alla precedente ma è un po' più sottile.Anzichè riflettere ciò che siamo, ci rimanda ciò che noi giudichiamo nel momento presente."

Mentre nel primo specchio si svolge un lavoro di auto-osservazione, il secondo prevede l'osserv-azione di ciò che giudichiamo negli altri come qualcosa che non riconosciamo di noi. Questo specchio ci fa capire quanto siano importanti gli altri per conoscere noi stessi.

Ogni volta che interagiamo con qualcuno e osserviamo le nostre reazioni, facciamo un passo evolutivo insieme. Osservarci mentre difendiamo il nostro giudizio nei confronti di qualcuno, ci porta a capire l'inutilità dell'emozione provata.
Quando riusciremo a comprendere che se qualcosa non ci piace non abbiamo bisogno di combatterla, smetteremo di dargli forza. In questo modo interrompiamo la perdita di energia vitale verso situazioni che non amiamo, conservandole per il nostro ordine interiore.

Osserviamo nel momento presente ciò che stiamo giudicando: se proviamo un'emozione, tipo rabbia o risentimento, ciò che stiamo giudicando ci ha resi suoi schiavi. Se invece riusciamo a liberarcene con un sorriso, siamo nella condizione di discernere e andare oltre. Liveri di vivere eventi che ci fanno provare emozioni superiori. Se sono una persona che normalmente tende ad arrabbiarsi, devo fare riferimento a questi due specchi.
"Voglio migliorare questo aspetto di me
che non mi piace e mi fa stare male."

Partiamo dalla certezza che tutto accade nel presente.
Quando ci arrabbiamo, l'unica certezza che abbiamo è essere arrabbiati in questo preciso momento.
Questa consapevolezza appartiene al primo specchio (sono vivo - provo un'emozione).
L'analisi e il lavoro sull'arrabbiatura appartengono al secondo specchio. Non è l'evento in sè a farmi arrabbiare, ma è come lo leggo. L'arrabbiatura è dentro, ed è legata a qualche meccanismo che non controllo completamente. Non è "colpa" della persona se mi arrabbio, ma non è neanche "colpa" mia. Dobbiamo solo comprendere i ruoli del gioco e trasformare. Non potendo analizzare ogni singolo sentimento, faremo un esempio del meccanismo di osservazione dell'arrabbiatura, valido anche per gli altri tipi di emozioni:


Momento 1 - Una persona mi fa arrabbiare ed io mi arrabbio.

Momento 2 - Torno a casa e ripenso che "forse" avrei potuto controllarmi.

Nei giorni successivi accade di nuovo.
Grazie all'osservazione di me, il risultato potrebbe essere questo:

Momento 1 - Una persona mi fa arrabbiare ed io mi arrabbio.

Momento 2 - A casa ripenso all'episodio, appena passata l'emozione.


Momento 3 - "Forse" non era tutta colpa dell'altro.


In questo passaggio entra di prepotenza l'osservatore interiore a riportare attenzione al perchè è capitato quell'evento e i tempi di reazione si riducono rispetto all'episodio precedente.
Siamo meno schiavi dell'emozione. Improvvisamente è come se ci regalassimo degli occhiali speciali che ci permettono di cambiare il punto di vista. Avviene una reale presa di coscienza. Accade nuovamente, nei giorni a venire che:

Momento 1 - Una persona mi fa arrabbiare ed io mi arrabbio.


Momento 2 -  Immediatamente c'è il ricordo della presa di coscienza della volta precedente.

Momento 3 - Dopo varie titubanze penso che avrei potuto chiedere scusa.

Ecco che, nell'osservazione di sè stessi nel momento presente, i passi avanti avvengono davvero in tempi brevi, infatti la volta successiva potrebbe accadere addirittura di chiedere scusa dopo pochi minuti e tornare a un dialogo costruttivo. Questa volontà di osservazione raggiungerà una grande conquista quando:

Momento 1 - Una persona mi fa arrabbiare e mentre mi arrabbio, mi osservo.
Momento 2 - L'arrabbiatura si placa perchè osservata.
Un arrabbiatura meccanica osservata nel momento presente, per il fatto stesso di essere riconosciuta come parte di noi, si trasforma e ci libera dalla sua ingombrante presenza.

"Riconoscere di avere torto nasconde una potenza enorme!"
Ammettere i propri limiti, ci libera dalle gabbie della perfezione. Il meccanismo analizzato è valido per ogni tipo di emozione. Il bello del cammino è anche nel sorprendersi.

"La differenza tra osservazione e giudizio è che nella prima siamo "spettatori" attivi, cioè osservando compartecipiamo alla crescita del nostro mondo e siamo in grado di discernere (assenza di giudizio); nella seconda entra in gioco un'emozione che ci separa dal tutto e chiude temporaneamente i canali di comunicazione."
Il terzo specchio esseno dei rapporti recita così:
"Attaverso la saggezza del terzo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che, nella nostra innocenza, noi rinunciamo a delle grosse parti di noi stessi, per poter sopravvivere alle esperienze della vita. Possono venir perse, senza che noi ce ne rendiamo conto, o forse le perdiamo consapevolmente o ancora ci vengono portate via da coloro che hanno un potere su di noi."
Questo specchio analizza l'entrata in scena delle nostre vite di persone dalle quali ci sentiamo inspiegabilmente attirati.

Potrebbe anche a volte sembrare una sorta d'innamoramento, ma non lo è. Questa attrazione, analizzata a fondo, nasconde una grande verità: la persona in questione mi mostra delle parti di me che sono andate perdute nel corso della mia vita.

Viene e mi ricorda chi sono.

A cosa sono destinato.

A una mente poco attenta, come detto, potrebbe sembrare un sorprendente innamoramento, una "cotta" improvvisa, un colpo di fulmine.

Questo rapporto potrebbe invece essere l'inizio di una grande amicizia o di una fase di vita di grandi condivisioni, dove non è importante se l'altro sia uomo o donna. Non è una questione di sesso, ma di messaggio.
Cosa quella persona mi ricorda di me?
Cosa di quella persona ammiro?

Che ricordi mi affiorano con questo rapporto?
Con queste domande arrivo a capire cosa ho perso per strada e perchè ora la vita me lo ripropone ancora di fronte.

Sentirò un'alchimia, una vibrazione potente che mi porta a nuove sensazioni di unità, d'interezza. La nostra vita è fatta di esperienze, di scelte e di rinunce, e queste ultime a volta ci portano troppo fuori dalla strada che ci siamo prefissati.

Il terzo specchio si presenta per ricordarci:

- dove abbiamo cambiato strada per nostra scelta- quali allontanamenti sono stati imposti da ritmi di vita- quali persone si sono impossessate (per nostra assoluta concessione) di parti importanti del nostro tempo.

Il nostro libero arbitrio, sommato al nostro discernimento, ci farà compiere le scelte che riteniamo più opportune per la nostra evoluzione.

Il quarto specchio esseno dei rapporti recita così:
"Il quarto mistero dei rapporti umani, ci permette di osservare noi stessi in uno stato di dipendenza e compulsione.
Attraverso la dipendenza e la compulsione, noi rinunciamo lentamente proprio alle cose a cui teniamo di più.
Cioè mentre le cediamo, poco a poco vediamo noi stessi lasciare le cose che più amiamo.
Le nostre dipendenze possono essere delle gabbie perenni nelle quali ci rifugiamo pur di non prendere contatto con delle parti più grandi di noi. Ognuno di noi può smascherarsi facilmente se lo vuole, basta analizzare i comportamenti di dipendenza e compulsione che abbiamo nella nostra vita, capire come e quanto interferiscano a disturbare il raggiungimento di sereni equilibri o addirittura possano rappresentare un rifugio-fuga per paura di questa nostra immensità e grandezza interiore.

Tutta una parte di crescita nella nostra vita può venire sottratta quando non c'è equilibrio. Subentra un abuso di abitudini e meccanismi condizionanti che ci possono addirittura allontanare dalle persone che ci amano, ci tolgono energie vitali per i nostri scopi e le nostre aspirazioni più alte, e rischiano di azzerare il valore interiore al quale ognuno di noi può accedere. Questi abusi - se portati all'eccesso - ci portano fuori asse e ci lasciano fuori asse. Gli esempi sono molteplici, ed è molto importante riconoscerli quando sentiamo che si fa spazio uno squilibrio forte nell'uso che LORO fanno di NOI:

- Alcool

- Nicotina

- Droghe leggere e pesanti

- Farmaci

- Dipendenze emotive

- Sesso

- Cibo

- Denaro

- Lavoro
... e così via.

È un elenco indicativo ma efficace. Ognuno di noi con una osserv-azione neutra di Sè, può arrivare a capire - se lo vuole davvero - dove si sta boicottando da solo, dove condiziona la sua vita, dove perde delle energie, dove si racconta delle scuse, dove recita un ruolo, dove esagera, dove non mette Amore.
Qual'è il blocco reale che impedisce una situazione di vita migliore?

Basta solo Volontà.

Il quinto specchio esseno dei rapporti recita così:
"Il quinto specchio esseno, è forse il più potente in assoluto, perchè ci permette di vedere meglio e più profondamente degli altri la ragione per cui abbiamo vissuto la nostra vita in un dato modo. Esso rappresenta lo specchio che ci mostra i nostri genitori nel corso della nostra interazione con loro. Attraverso questo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che le azioni dei nostri genitori verso di noi riflettano le nostre credenze e aspettative nei confronti di quello che potrebbe configurarsi come il più sacro rapporto che ci sia dato di conoscere sulla Terra e cioè il rapporto fra noi e la nostra Madre e il nostro Padre Celeste, vale a dire con l'aspetto maschile e femminile del nostro creatore, in qualunque modo lo concepiamo."
La vita sprecata dei genitori ha un'influenza molto forte sul comportamento dei loro figli."
(Carl Gustav Jung)

Il primo rapporto (simbolo) che approfondiamo appena arrivati nel nostro Universo, è quello con i genitori. Una teoria basata sull'epigenetica (la scienza che studia e mette in relazione mente, coscienza, anima e spirito con le percezioni extrasensoriali) dice che al momento della nostra nascita noi sappiamo già chi sono i nostri genitori, li abbiamo addirittura scelti! Già questa notizia può da sola sconvolgere meccanismi di approccio alla nostra vita e dare nuova luce ai motivi reali per cui si vive. Se li ho scelti IO, è fondamentale avere una relazione armonica con loro. Per armonia NON si intende la condivisione d'idee ed esperienze (o l'accettazione della loro visione delle nostre vite, ma semplicemente l'aver accettato che il loro unico compito era quello di metterci al mondo.

Lasciarli in pace, senza giudizi e lamentele, e farci lasciare in pace è espressione di maturità animica. Non possiamo avere buone relazioni con un partner se non affrontiamo questa integrazione di ruoli dei genitori. Il rapporto col partner sarà sempre segnato da un eventuale irrisolto che ho nei loro confronti. Nostro padre rappresenta la nostra esperienza con il maschile e nostra madre con quella femminile. A livello spirituale il primo rappresenta l'interazione con il Padre Celeste, il Creatore, l'immanifesto; il secondo, quello che abbiamo con la Madre Terra, rappresenta il lato fisico, il Creato, il manifesto. Il percorso che ci siamo scelti passa attraverso l'accettazione di tutto ciò che è. L'accordo non prevede esclusioni o rifiuti perchè l'amore non conosce il giudizio; ma allora come mi comporto se, ad esempio, ho avuto genitori oppressivi oppure esageratamente protettivi, violenti o molto esigenti?

La risposta è nella domanda stessa.

Se giudichiamo i nostri genitori rimaniamo legati a loro.

Osservarli solo in quel momento li mantiene costantemente in quel modoIl giudizio è ingannevole poichè sottile. Anche farsi solo un'idea ci porta già sulla soglia del giudizio.
La vita è la possibilità di sperimentare e superare i limiti autoimposti che creano sbarramenti alla nostra evoluzione. Il rapporto simbolico che ho con mia madre è riflesso nella mia quotidianità, è la chiave per capire il mio rapporto con la materia, con il piano fisico; mentre quello con mio padre equivale all'approccio che ho con la spiritualità, con il Divino, con l'universo stesso. I genitori sono il primo segno da cui far partire la nostra ricerca interiore. Non dobbiamo commetter l'errore di voler perdonare i nostri genitori perchè è il modo sbagliato di interpretare il simbolo. Il perdono ci pone su un piano di superiorità nei loro confronti. Il perdono è un compito divino e il volerlo attuare nei confronti di chi ci ha creato è una contraddizione. L'unico essere che possiamo perdonare siamo noi stessi. I nostri genitori sono simboli archetipali delle nostre energie maschili e femminili ed è molto importante armonizzare il rapporto con loro per equilibrare le nostre energie vitali, per trovare il nostro centro.
Il genitore che ci dona la vita, è un compagno di viaggio, ha un suo ruolo che noi dobbiamo comprendere. Entrare con pazienza nell'accettazione, lavorare ogni giorno con amore sul nostro rapporto familiare, porta velocemente alla risoluzione di freni fastidiosi che tengono le nostre ali legate. Quando comprendiamo che esiste una strada più alta alla quale accedere, questa integrazione avviene spontaneamente. La serratura creata dalla personalità si scardina con la volontà e senza impazienza, togliendo pessimismo e scoraggiamento. Così il genitore smette di essere ruolo e diventa persona.

Il sesto specchio esseno dei rapporti recita così:
"il sesto specchio esseno dei rapporti umani ha un nome abbastanza infausto, infatti gli antichi lo chiamarono: l'Oscura notte dell'anima. Ma lo specchio in  non è necessariamente altrettanto sinistro come il suo nome. Attraverso un'oscura notte dell'anima, ci viene ricordato che la vita tende verso l'equilibrio, che la natura tende verso l'equilibrio e che ci vuole un essere estremamente magistrale per bilanciare quell'equilibrio."
Il percorso degli specchi ci porta a questo sesto passaggio riguardante un particolare tipo di rapporto, che fino ad ora abbiamo analizzato in maniera velata: Il rapporto con noi stessi.

L'oscura notte dell'anima è un nome che richiama ancestrali paure e in effetti è proprio il ponte di passaggio tra paura coraggio per la sublimazione della nostra crescita interiore.
Operare un distacco dal mondo così come lo conosciamo richiede certo volontà, richiede sforzo, richiede cor-agio. Quanto più ci amiamo, più questo passaggio è alleggerito. Se le nostre paure, i nostri mostri da sconfiggere sono molti e le ombre che abbiamo dentro sono pressanti, la notte oscura sarà un'esperienza forse dolorosa. Se lasciandoci andare ci poniamo in una situazione di amoreaccetttazione, distacco consapevole e osservazione, tutto sarà più rapido e per certi versi anche prezioso.
L'ombra è la nostra parte inconsica.

Il nostro territorio inesplorato, il bosco buio dal quale ci teniamo alla larga perchè non sappiamo cosa possa nascondere.
Tenere lontano quello che ci fa paura è quello che ci fa stare tranquilli. Anche le navi sono tranquille nel porto, ma non è per rimanere nel porto che sono nate. Devono uscire, affrontare il viaggio, le tempeste e poi la quiete. Dobbiamo passare nella nostra ombra.

La crescita richiede una temporanea resa della sicurezza. (Gail Sheehi)

Affrontare la nostra parte non illuminata nasconde una crescita non paragonabile ad altro. L'ombra, proprio perche rimane non affrontata e nel buoio, agisce indisturbata e condiziona molti dei nostri comportamenti. Il solo fatto che i nostri comportamenti siano ormai meccanicamente plasmati su dei corridoi sicuri che evitano l'oscurità,  non può significare che questa, ai piani inferiori, non agisca comunque costantemente per distruggere e mantenere spenti i nostri piani più alti, i nostri obiettivi nascosti, le nostre aspirazioni sepolte. Saperla riconoscere riequilibra le forze al nostro interno, la famosa armonia degli opposti. Se non ci occupiamo noi della nostra ombra, prima o poi sarà lei a farsi viva nei modi più inaspettati, attraverso le emozioni inferiori, libere di fare di noi quello che noi gli permettiamo.

Entrare in contatto con il nostro lato buio è il rapporto più intimo e fruttuoso che possiamo vivere in vita.

L'ombra è una fedele compagna che ci segue sempre, è molto silenziosa e aspetta solo noi per essere liberata. Una volta compiuto il salto nel buio ci si accorge che non si cade da nessuna parte. Siamo sempre qui, siamo sempre noi ma con una consapevolezza di noi più alta. La certezza di avere fatto quel passo!

Passare dentro la nostra ombra ci libera.
La notte oscura ci traghetta verso il nostro equilibrio, è una risorsa preziosa per la nostra evoluzione personale. Il potenziale energetico della nostra forza interiore viene trasmutato con l'utilizzo consapevole della luce ed esplode all'esterno.

Ci viene chiesta la possibilità di affidarci a noi stessi.

Dietro la notte oscura si cela l'apertura del cuore.
Se la morte vi trova vivi non vi toccherà." (Vangelo di Tommaso)

Il quarto specchio esseno dei rapporti recita così:
"Il settimo specchio ewsseno era il più sottile e, per alcuni versi, anche il più difficile. È lo specchio che ci chiede di amemttere la possibilità che ciascuna esperienza di vita, a prescindere dai suoi risultati, è di per sè perfetta e naturale. A parte il fatto che si riesca o meno a raggiungere gli alti traguardi che sono stati stabiliti per noi da altri, siamo invitati a guardare i nostri successi nella vita senza paragonarli a niente.
Senza usare riferimenti esterni di nessun genere."
Quale immensa libertà nel riconoscere in tutte le meraviglie del Creato che tutto è perfetto così com'è! Questo settimo specchio è anche il punto di arrivo (e di ripartenza) di un percorso articolato in sette punti. E dove c'è un sette, dietro si nasconde il messaggio (simbolo) di una crescita interiore  che sfocia sempre nell'accettazione della perfezione. Questo è lo specchio più ampio dei sette, nel quale l'intero Creato diventa Uno e finalmente è riconosciuto come vibrazione nel mio mondo interiore.
Tutto è dentro di me e Tutto è perfetto. L'IO diventa l'unico punto di riferimento certo, grazie ai risultati che raggiungiamo. Dopo aver davvero affrontanto e integrato un'esperienza o un dolore, questo non si ripresenta.

Nessuno potrà spiegare meglio di noi la nostra verità, poichè è la strada che avevamo scelto fin dall'inizio e l'abbiamo affrontata. In conclusione a rafforzare il potere che conseguiamo da questo interiore lavoro alchemico.

Gregg Braden infine amplia i sette specchi dei rapporti con due importanti integrazioni:

La compassione e la benedizione

La principale difficoltà lungo questo cammino di risanamento è quella di sfuggire alla logica della polarità e della separazione. La compassione in tal senso ci mette su un piano di uguaglianza e rispetto della vita, di ogni vita. La compassione ci rende liberi dal giudizio, dalla lamentela e dai sensi di colpa inutili e, in questa prospettiva, trascende la scienza, la religione e l'antico misticismo. Diventa una sorta di nuova saggezza che non ha ancora una definizione.

                               Perchè possa essere realizzata in pieno,
              la compassione deve essere affiancata da un altro potente strumento:
                      il dono della benedizione, intesa in senso molto laico,
                        slegato da qualsiasi religione o scuola esoterica.
      Attraverso il dono della benedizione ci viene chiesto di ammettere la possibilità che
   ogni evento della nostra vita, sia esso gioioso o doloroso, abbia origine da una fonte unica.
                      Nel momento in cui benediciamo un evento che ci ha feriti
                          o una persona che ha causato dolore o sofferenza,
      affermiamo la natura divina o sacra (se volete universale) di ciò che è accaduto.
                          Si tratta di guardare in faccia le persone o gli eventi
                      che hanno causato sofferenza nella nostra vita e di dire:
                            "Io benedico questa persona o questa cosa".
               Quando riusciamo a fare questo veramente, con tutto il cuore,
            proviamo poi un profondo senso di liberazione e una grande serenità.
                       In questo modo, anche gli accadimenti più dolorosi,
                             acquistano improvvisamente un'altra luce.

               Come raggiungere l'obiettivo così impegnativo dell'accettazione?
                        Cosa bisogna fare, per essere sicuri di riuscirci?
                       Non è più il tempo del fare, è tempo di diventare,
                 di cominciare a trasformare positivamente la nostra vita.

           Solo in questo modo potremmo riappropriarci del potere personale
                     e condurre un'esistenza soddisfacente e creativa,
          non più come vittime di qualche oscuro meccanismo diabolico,
                ma come co-creatori della nostra stessa esistenza." *


*Tratto dal video: "camminare tra i mondi" di Gregg Braden.

PS: ho voluto trascivere tutto il capitolo dedicato ai 7 specchi esseni, traendolo dal libro: "Manuale di Risveglio" di "Andrea Pietrangeli". Ho avuto l'occasione di leggerlo e lo trovo ben scritto, quando lo si legge, trasmette subito l'idea che chi lo ha scritto, prima ne ha fatto esperienza e poi ha voluto condividere con tutti, il percorso. 7 capitoli (ahah a proposito del 7), la lettura è stata facile, le soluzioni: accessibili a tutti. E' riuscito a spiegare cose talvolta complicate con una semplicità e con una perfezione così elevata da meritare totalmente il mio elogio.
Andrea lo trovate qui:
www.manualedirisveglio.it
www.andreapietrangeli.it
Su Facebook: https://www.facebook.com/pages/MANUALE-DI-RISVEGLIO/164577633635610

Il libro lo trovate qui: http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__manuale-di-risveglio.php
Lo consiglio vivamente.

Andrea.. Grazie, Grazie, Grazie. 

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