martedì 24 settembre 2013

Il governo, gli italiani e la rana bollita

Il governo, gli italiani e la rana bollita

L’esperimento della rana bollita dimostra che se si getta una rana viva in una pentola d’acqua bollente salterà fuori, ma se si mette una rana in una pentola d’acqua fredda e poi si aumenta gradualmente la temperatura fino ad ebollizione il povero animale finirà lesso.
Un test crudele, è vero, ma è esattamente quello che il Governo italiano fa con i suoi cittadini.
di Monica Montella e Franco Mostacci
L’esperimento della rana bollita dimostra che se si getta una Boiling_Frogs_Picrana viva in una pentola d’acqua bollente salterà fuori, ma se si mette una rana in una pentola d’acqua fredda e poi si aumenta gradualmente la temperatura fino ad ebollizione il povero animale finirà lesso.
Un test crudele, è vero, ma è esattamente quello che il Governo italiano fa con i suoi cittadini.
L’esperimento è già riuscito nel 2012, quando il governo Monti dichiarò nel Documento di Economia e Finanza (Def) di aprile che il Pil sarebbe diminuito solo dell’1,2%, il rapporto indebitamento/Pil sarebbe stato dell’1,7% e il rapporto debito/Pil del 123,4%.
Passano pochi mesi e nella nota di aggiornamento al Def di settembre del 2012 si scopre che la discesa del Pil è raddoppiata al 2,4%, il rapporto indebitamento/Pil  è peggiorato al 2,6% come il rapporto debito/Pil è cresciuto al 126,4%.
A conclusione dell’anno 2012 con la pubblicazione dei dati di consuntivo si scopre che il boccone è ancora più amaro. Confermata la caduta del Pil al 2,4%, il rapporto indebitamento/Pil ha toccato il 3% (a dir la verità lo ha superato di 653 milioni di euro) e il rapporto debito/Pil è arrivato al 127%.
Di essere stato lessato il cittadino italiano non se ne ancora reso conto. Con una pressione fiscale al 44%  e un pagamento di 86,7 miliardi di euro di interessi pagati nel 2012 per un crescente debito pubblico che come ha abbiamo già dichiarato trasferisce risorse finanziarie dalle tasche delle famiglie a quelle dei mercati farebbe agitare chiunque ne avesse coscienza.
Ma il cittadino italiano sta morendo lentamente e non lo sa, infatti nella tornata elettorale di febbraio del 2013 ha sostanzialmente confermato le stesse forze politiche.
Dopo aver illuso gli italiani  il professor Monti affermava che la crisi economica stava volgendo al termine vedendo una luce alla fine del tunnel e che il vincolo europeo del 3% di indebitamento netto rispetto al Pil sarebbe stato rispettato. FALSO!
Mettendo Enrico Letta al posto del professor Monti l’esperimento prosegue anche nel 2013 e sta dando i suoi frutti, con la pubblicazione della Nota di aggiornamento al Def si è tornati alla brusca realtà.
Ma i cittadini italiani continuano a non esserne coscienti.
Eppure era evidente fin da aprile di quest’anno, con il Def 2013, che  la finanza pubblica italiana non era nella situazione che il Governo descriveva nei suoi documenti ufficiali. Quei numeri erano stati costruiti ad arte per dare una visione meno pessimistica possibile della realtà, ben sapendo che per dire esattamente come stava l’economia del nostro paese ci sarebbe sempre stato tempo. Ma quale tempo?
Un esempio significativo di un dato allegro presente nei documenti ufficiali era il previsto aumento delle entrate contributive di 3,7 miliardi (+1,7% sul 2012) che era evidentemente una chimera in presenza di un mercato del lavoro asfittico.
Con il monitoraggio congiunturale del primo e del secondo trimestre 2013 anche coloro che continuavano a credere alle favole del Governo hanno iniziato a ricredersi.
Gli unici che continuavano a ripetere come un mantra ossessiva che non ci sarebbe stata alcuna manovra correttiva erano gli esponenti della compagine governativa, che a fine agosto, più per calcoli politici che economici, hanno cancellato l’acconto dell’Imu sulla prima casa.
L’amara realtà è che anche la Nota di aggiornamento al Def  diffusa in questi giorni contiene stime troppo ottimistiche e obiettivi irraggiungibili da qui alla fine dell’anno. Cerchiamo di scoprirlo insieme.
Dal lato della finanza pubblica le entrate tributarie devono fare i conti con il mancato gettito della rata Imu di dicembre e con la flessione dell’Iva dovuta al rallentamento dei consumi, mentre le entrate contributive sono ancora sovrastimate. Ben difficilmente si potrà poi ridurre la spesa pubblica nei prossimi tre mesi. In definitiva, senza interventi sostanziali, l’avanzo primario non raggiungerà il 2,3% e l’indebitamento netto supererà il 3,1%.
Ma anche il quadro macroeconomico per il 2013 appare edulcorato. Il Pil nominale, che inizialmente doveva crescere di 0,5% ora si avvia a una diminuzione dello 0,6%. Quello reale, invece, è stato rivisto da -1,3% a -1,7%, un risultato ottenuto azionando il paracadute del deflatore che dall’1,8% iniziale nel documento attuale  è dato all’1,2%, con un deflatore dei consumi all’1,5%, a fronte di un’inflazione già acquisita ad agosto di 1,4%.
Il debito pubblico, poi, continua a galoppare. Ma soprattutto non si capisce come farà il Governo a coprire il fabbisogno degli ultimi mesi dell’anno senza aumentarlo ulteriormente. Dal 127% rispetto al Pil del 2012, secondo la Nota di aggiornamento al Def il debito pubblico nel 2013 salirebbe al 133%, che corrisponde a 2.071,2 miliardi di euro, un tetto che a luglio è già stato ampiamente sforato. Si preannuncia, quindi, un’ulteriore impennata che si rifletterà nei prossimi anni con maggiori spese per interessi a carico delle generazioni future. Ma nel frattempo il nostro Governo sostiene che sui nostri conti pesa l’instabilità politica. Ma siamo proprio sicuri?
Nel frattempo il portavoce Rehn, commissario Ue agli Affari economici,  in parlamento si è espresso su deficit del nostro Paese affermando «di vedere le misure che saranno prese nelle prossime settimane. Auspichiamo che le misure siano prese in modo tempestivo, siamo gia’ alla fine di settembre e per intervenire sul bilancio 2013 bisogna agire presto».
Ma di quali misure parla?
Forse  dell’IMU sulla prima casa e sull’aumento dell’IVA? Ma no, queste misure sono fuori luogo in questo momento storico soprattutto in presenza di due fazioni politiche che pur di conquistarsi qualche voto elettorale da qualche cittadino incosciente alle prossime elezioni continuano a nascondere la cruda realtà.
Ad aumentare, anche per quest’anno, sarà la pressione fiscale che, salvo ulteriori manovre salirà al 44,3%, scaldando ulteriormente la temperatura della pentola dove gli italiani sono messi a lessare.
Per non fare la fine della rana bollita, se ancora gli italiani hanno la capacità di reagire,  devono scalciare con forza per schizzare fuori da questa situazione  e non finire completamente bolliti come la povera rana.
Tavola 1 – Quadro macroeconomico e di finanza pubblica nel Def e nella Nota di aggiornamento al Def – Anno 2013
ranebollite
Fonte: elaborazioni su dati Ministero Economia e Finanze e Istat
visto su: Oltre la Coltre
Fonte articolo: Scenari Economici
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