Esistono dei sistemi alternativi alla sperimentazione animale?
Esistono moltissimi metodi alternativi che preferisco chiamare sostitutivi. Alcuni utilizzano materiale biologico d’origine umana, ad esempio colture cellulari, tessutali, d’organo o la clonazione cellulare; altri ausili tecnologici, come la Tomografia ad Emissione di Positroni (PET) o la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS); altri una combinazione di materiale biologico e di tecnologia, come la Farmacogenomica o i Simulatori Metabolici.
Questi sistemi alternativi hanno contribuito a dare dei risultati realmente soddisfacenti in ambito scientifico?
Un metodo di ricerca affidabile è in grado di fornire risultati utili nella misura in cui c’è la volontà di applicarlo. Purtroppo allo stato attuale le leggi che regolamentano la commercializzazione dei farmaci, rendono obbligatoria la sperimentazione animale. Nonostante i passaggi che portano alla commercializzazione di un farmaco siano diversi, per i vivisettori solo i loro test sono determinanti. Ad esempio, i farmaci che superano la sperimentazione animale, prima di essere commercializzati, sono sottoposti alla sperimentazione umana e solo l’8% supera anche questa. I vivisettori dicono che tutti i farmaci sono stati scoperti grazie alle loro ricerche, io dico che sono stati scoperti, nonostante le loro ricerche.
Se sì, mi può indicare dei casi di particolare rilevanza?
Anche i metodi sostitutivi che sono stati validati, di solito non diventano obbligatori, così chi è abituato a sperimentare sugli animali continua a farlo. Nonostante ciò, ad esempio il Test di Ames è da tempo utilizzato per valutare la potenzialità mutagena delle sostanze, con una affidabilità del 90%, ossia ben superiore rispetto ai test sugli animali. Gli anticorpi monoclonali si possono ottenere anche senza gli animali, ma per pigrizia mentale si continuano ad utilizzare i conigli, con enorme sofferenza per questi ultimi.
Nel caso venga dimostrato che le alternative – anche limitatamente ad alcuni casi specifici - non sono soddisfacenti rispetto ai metodi di sperimentazione sugli animali, quale sarebbe la sua posizione in merito? Nella fattispecie, sarebbe accettabile ricorrere alla sperimentazione animale solo in particolari casi?
Prima bisognerebbe sottoporre i modelli animali ad un processo di validazione, poi ci si potrebbe porre questa domanda. Nessun modello animale è, però, stato mai sottoposto a validazione e tanto meno i vivisettori vogliono farlo, dimostrando che sanno benissimo che i loro test non supererebbero i rigori della Scienza, quella vera, del 2013.
In caso di risposta negativa, la ricerca scientifica si dovrebbe fermare?
Senza la sperimentazione animale la ricerca procederebbe più spedita anche perché le risorse economiche sarebbero investite per sviluppare altri metodi al passo con i tempi. In quale campo scientifico si usa un metodo di ricerca vecchio di secoli?
Qual è la posizione della comunità scientifica nei confronti di quei medici che si raccolgono attorno al fronte contro la sperimentazione animale?
La comunità scientifica che non è direttamente coinvolta nella sperimentazione animale vede sempre più favorevolmente i contrari. Chi vive grazie agli esperimenti sugli animali, e sa fare solo questo, ha tutto l’interesse a considerare una minaccia il movimento antivivisezionista, soprattutto quello scientifico, perché, lungi dal fermare la ricerca, li renderebbe disoccupati e incapaci di procurarsi un altro lavoro.
L’antispecismo di alcune frange animaliste si scontra con una contraddizione di fondo: rinunciare alla presunta superiorità dell’uomo, equivale a riportare lo stesso a livello degli animali, che certo non si pongono il problema di sacrificare o meno un altro animale se è in gioco la propria vita. D’altro canto è proprio la superiorità dell’uomo che rende possibile il senso di responsabilità verso gli animali. Come spiega questa posizione che parrebbe inconciliabile?
Mi occupo di aspetti scientifici e non di filosofia. Tuttavia potrei dire che l’unico aspetto che ci differenzia in maniera sostanziale da tutte le altre specie è il senso etico. E’ assurdo chiedere al leone di non mangiare la gazzella, tutt’altra cosa chiedere ai vivisettori di smettere di utilizzare un metodo obsoleto e per di più, spesso, anche crudele.
Quali sono i maggiori ostacoli che incontra in ambito scientifico alla diffusione di un pensiero anti sperimentazione animale?
Con l’abolizione della sperimentazione animale i ricercatori universitari perderebbero la possibilità di pubblicare molte ricerche indispensabili per le loro carriere, le industrie chimico-farmaceutiche la possibilità, cambiando la specie utilizzata, di ottenere il risultato che vogliono, salvo poi essere smentiti quasi sempre durante la sperimentazione umana o dopo la commercializzazione (100.000 statunitensi muoiono ogni anno per avere assunto farmaci sicuri per gli animali). La sperimentazione animale fa bene solo a chi la pratica.
In conclusione, ha altre considerazioni da fare?
Fino a quando i modelli animali non saranno sottoposti ad un processo di validazione, si potranno ritenere validi solo come atto di fede. Fino a quando quasi tutte le risorse sono stanziate per la sperimentazione animale è ipocrita dire che non esistono metodi sostitutivi. Fino a quando i metodi sostitutivi validati non diventeranno gli unici che si possono utilizzare, nessun privato investirà nello sviluppo dei metodi sostitutivi perché sa a priori che è un investimento a perdere anche quando il metodo sarà dimostrato valido. Credo sia venuto il momento di non chiedere più ai contrari di dimostrare la validità dei metodi sostitutivi, ma ai vivisettori di dimostrare la validità dei modelli animali.
Dott. Stefano Cagno
Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università Statale di Milano. Dirigente Medico di I livello, disciplina Psichiatria, presso l'Azienda Ospedaliera "Ospedale Civile" di Vimercate (MI). Lavora presso il Centro Psico-Sociale di Vimercate. Vegetariano, membro del CSA. Fonte
Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università Statale di Milano. Dirigente Medico di I livello, disciplina Psichiatria, presso l'Azienda Ospedaliera "Ospedale Civile" di Vimercate (MI). Lavora presso il Centro Psico-Sociale di Vimercate. Vegetariano, membro del CSA. Fonte
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